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Nel corso del suo viaggio in Italia, nella laguna veneta, Goethe ascolta il canto di una barcarola sui versi del Tasso e rimane suggestionato dall'intensità e profondità di una melodia che, confondendosi con lo scrosciare delle onde e dell’acqua, diventa “viva” e “umana”…

“Queste donne, egli aggiunse, hanno la consuetudine di sedere sulla riva del mare mentre i loro mariti sono fuori per la pesca; esse fanno echeggiare con gran voce in su la sera i loro canti, finché anch'esse da lontano odono la voce dei loro cari, e in tal modo si intrattengono scambievolmente. Tutto questo non è molto bello? Colui che ascolta da vicino s'intende bene che non può provare tutto il piacere che danno queste voci in lotta con le onde del mare. Ma l'idea di questo canto diventa umana e vera, e la melodia, la cui lettera morta ci aveva torturato il cervello, diventa viva. È il canto che un'anima solitaria fa sentir da lontano, affinché un'altra anima solitaria, e mossa dallo stesso sentimento, ascolti e risponda”…

Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia, 1817


Foto: Piazza Spose dei marinai, Cesenatico, Archivio Agt Romagna





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