La Romagna nell’ottava bolgia dell’Inferno #pilloledicultura #iorestoacasa #suggestioniletterarie #dantedì


Nell'ottava bolgia dell’ottavo Cerchio dell’Inferno – in cui i consiglieri fraudolenti sono condannati a bruciare nel fuoco dei loro inganni – Dante incontra il condottiero Guido da Montefeltro.
Alla domanda del Montefeltro “dimmi se Romagnuoli han pace o guerra” Dante risponde con un minuto resoconto, delineando una precisa carta storico-politica della regione. Attraverso il simbolismo araldico culturalmente tipico del tempo, vengono passate in rassegna Ravenna, Forlì, Rimini, Faenza, Imola, Cesena, le principali città della Romagna che, nel giudizio storico e morale di Dante, vive una quiete incerta, minacciata da una guerra che ancora non si combatte ma che attanaglia il cuore dei signorotti locali…

Romagna tua non è, e non fu mai,
sanza guerra ne’ cuor de’ suoi tiranni;
ma ’n palese nessuna or vi lasciai.                              

Ravenna sta come stata è molt’anni:
l’aguglia da Polenta la si cova,
sì che Cervia ricuopre co’ suoi vanni.                           

La terra che fé già la lunga prova
e di Franceschi sanguinoso mucchio,
sotto le branche verdi si ritrova.                                     

E ’l mastin vecchio e ’l nuovo da Verrucchio,
che fecer di Montagna il mal governo,
là dove soglion fan d’i denti succhio.                            

Le città di Lamone e di Santerno
conduce il lioncel dal nido bianco,
che muta parte da la state al verno.                              

E quella cu’ il Savio bagna il fianco,
così com’ella sie’ tra ’l piano e ’l monte
tra tirannia si vive e stato franco.  

Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, Canto XXVII

Immagine: Bartolomeo di Fruosino, Dante e Virgilio con Guido da Montefeltro tra i Falsi consiglieri, 1420 ca., Biblioteque Nationale, Parigi



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