La colonna richiesta per il ponte sul Rubicone #pilloledicultura #iorestoacasa #fattieraccontiinsoliti


La città di Savignano sul Rubicone si chiama così solo dal 1933; fino a quel momento era Savignano di Romagna.

L’autorizzazione alla variazione del nome è un fatto storico importante e viene autorizzata direttamente dal Capo del Governo, Benito Mussolini, a seguito della richiesta da parte del Comune stesso, su proposta della locale Accademia dei Filopatridi, con Regio Decreto del 4 agosto 1933 N. 1190.
Con questo atto si dà formale riconoscimento del fatto che lo storico fiume Rubicone, attraversato da Giulio Cesare nel gennaio del 49 a.C., è, di fatto, quello che bagna Savignano.
Si tratta dell’atto formale, preceduto da una serie di richieste, delibere, riconoscimenti e atti ufficiali emanati dagli organi preposti, che intende dare valore sia al fiume che al ponte romano di età augustea che lo oltrepassa.
Sono, difatti, precedenti rispetto al regio decreto due documenti, conservati presso l’archivio storico del Comune di Savignano, che fanno intendere la volontà del Comune di dare lustro a valorizzare il “triponzio”.
Il primo documento è una lettera del 28 dicembre 1932 a firma del podestà di Savignano e indirizzata alla Soprintendenza per l’Arte Medievale e Moderna di Bologna in cui, nell’ottica di festeggiare l’informale riconoscimento ottenuto dal Capo del Governo, si chiede l’autorizzazione per apporre, al centro delle due moderne spallette, due lapidi di marmo rezzato. Le lapidi avrebbero recato i versi, in quella di destra, “andando verso Roma” (si noti il riferimento geografico alla capitale e non, come faremmo noi oggi, verso Rimini), i versi danteschi:

“quel che fè poi ch’egli uscì di Ravenna,
e saltò Rubicon, fu di tal volo
che nol seguiterìa lingua né penna”
(Dante, Paradiso, VI, 61-63)

.. sull’altra, opposta, i versi di Caio Plini:
“ Rubico, quondam finis Italiae”
(Plinio, Historia Naturalis, libro III, XX, I).

Il secondo documento è datato 2 agosto 1933 (il giorno che precede la formalizzazione della variazione del nome) e sempre a firma del Podestà, Senatore Marchese Giuseppe di Bagno, inviata questa volta al Governatore di Roma. Nella missiva viene rivolta una “calda preghiera affinché V.E. si degni di concedere una Colonna Romana, piuttosto alta, da collocare vicino a questo Ponte Consolare sul famoso Rubicone, che come afferma solennemente la Storia, fu l’antico confine fra Roma e la Gallia e da cui Cesare spiccò il volo per i grandi destini dell’Impero Romano”.

“Historia magistra vitae”, Cicerone



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